L'Associazione dei Chirurghi Ospedalieri Italiani si è confrontata con la politica, le strutture sanitarie, la magistratura, i medici, le industrie e i giornalisti per aprire una riflessione sul futuro della chirurgia.
“Sfide, valori, qualità e rischi sono le parole che compongono il concetto di sostenibilità della chirurgia, è da queste parole che dobbiamo ripartire per garantire un futuro alla professione e allo stesso sistema sanitario. I valori della chirurgia italiana sono noti, ma oggi la chirurgia è in sofferenza. Ai chirurghi viene chiesta una sempre maggiore performance, e noi chiediamo che la chirurgia venga sostenuta, perché la buona tecnologia e la serenità del medico nelle sale operatorie sono garanzie anche per il paziente”.
Con queste parole Pierluigi Marini, vicepresidente dell’Associazione dei Chirurghi Ospedalieri Italiani, ha aperto l’incontro “Sfide, valori, qualità, rischi e sostenibilità della chirurgia in Italia” organizzato a Roma dall’Acoi.
È proprio sul tema della serenità nel lavoro che i chirurghi italiani si sono spesi negli ultimi anni, anche attraverso la battaglia per l'approvazione di una legge sul contenzioso medico legale. “è in discussione il futuro della chirurgia – ha spiegato Marini - perché finché non manderemo messaggi di tranquillità e garanzia i giovani non si avvicineranno. Acoi ha studiato il fenomeno e i dati ci dicono che, andando avanti così, tra 6 o 7 anni saremo costretti a importare i chirurghi dall’estero”. Per questo l’auspicio dei chirurghi è che al più presto venga approvato in via definitiva il disegno di legge sulla responsabilità professionale, ora all’esame del Senato. “La Legge Gelli ristabilirà alcuni valori che sono stati abbandonati, e il paziente potrà tornare a pensare che è giusto essere complice del chirurgo, perché solo così si può pensare alla primazia della salute”
La tranquillità in sala operatoria, però, non si raggiunge solo con la consapevolezza dell’esistenza di una legge, ma è necessario avere anche strumenti adeguati.
È cambiato il mondo, non ci può essere chirurgia importante senza tecnologia e il costo della tecnologia è irrisorio rispetto alle altre voci della sanità italiana. la buona tecnologia vuol dire qualità e sicurezza nelle nostre sale operatorie e garanzie per i pazienti. “L’allarme lanciato sui bisturi che non tagliano è solo la punta dell’iceberg del problema, perché – ha spiegato Diego Piazza, presidente Acoi - non si può sottovalutare che i presidi chirurgici che non funzionano, come i bisturi o le suturatrici meccaniche, mettono a rischio la vita del paziente e la stessa incolumità del medico. Noi stiamo facendo la nostra parte per cambiare le cose e attraverso Consip stiamo dando il nostro contributo negli acquisti”
È proprio Luigi Marroni, amministratore delegato della centrale acquisti della pubblica amministrazione, a confermare la necessità di una collaborazione “Consip ha generato per il sistema sanitario più di un miliardo di risparmi. Si centralizza cercando di tener conto delle esigenze specifiche con gare che possano venire incontro alle esigenze di tutti. Questo è possibile grazie alla collaborazione con le società scientifiche”.
Il percorso, però, è ancora pieno di ostacoli. "Abbiamo verificato un alto tasso di irregolarità negli appalti della sanità - è quanto rileva Raffaele Cantone, presidente Anac - in particolare proroghe illegittime senza bando. In qualche caso la scusa per farlo è aspettare che entri in vigore la Centrale Unica di acquisti per forniture e servizi. In un caso la proroga aveva quintuplicato il termine iniziale di tempo previsto dal bando. Questa è la patologia. Ci sono situazioni strane ma è importante denunciarle. - ha aggiunto - La scarsa qualità di un prodotto è di per sé un reato. Se un bisturi non taglia bisogna denunciarlo, perché è frode in pubbliche forniture e mi aspetterei più denunce”.
Gli risponde il presidente Acoi, che invoca un maggior coinvolgimento per non arrivare a mettere a repentaglio la vita di alcuno “Noi vogliamo essere parte attiva del sistema sanitario e non solo meri operatori. Limitarci a denunciare il malfunzionamento non basta - spiega Piazza - dobbiamo prevenire affinché' non ci siano più errori negli appalti d'acquisto”.
È Beatrice Lorenzin, Ministra della Salute, a chiudere l’incontro : “non dobbiamo abbandonarci alla burocrazia, ad approcci ragionieristici. Serve un mix di qualità ed efficienza, un metodo di lavoro condiviso per intercettare l’innovazione e saperlo usare a beneficio dei pazienti senza mandare in default il sistema”.
“Le parole di Lorenzin ci fanno ben sperare sulla standardizzazione delle cure su tutto il territorio nazionale, sul sostegno tecnologico della Chirurgia e sull'impegno all'inserimento dei giovani nel mondo della chirurgia – ha commentato Marini- prima che sia troppo tardi e vada in ulteriore sofferenza”.