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Tra emigrazione e imbuto formativo,chirurghi 'in estinzione' (ANSA)

ROMA, 21 GEN - Sottopagati, costretti ad un lungo percorso di studi, a turni massacranti e in 6 casi su 10 vittime di un contenzioso legale. I chirurghi in Italia sono sempre più spesso tentati dall'andare a lavorare all'estero, lasciando sguarnite le nostre sale operatorie. A fare il punto sui problemi di una "specie in via di estinzione" il convegno 'Diventare chirurgo generale oggi: una scelta difficile', che si tenuto oggi presso la Sala di Santa Maria in Aquiro del Senato. "In Italia c'e' un'emergenza. Abbiamo 7.500 chirurghi in servizio oggi, ma entro il 2025 ne andranno in pensione 1.300 e a questi si aggiungono altri 1.500 che potrebbero andare in pensione con quota 100. Questo renderà difficile coprire i turni minimi nelle sale operatorie, cosa che già oggi accade in alcune regioni come la Calabria", precisa il presidente dell'Associazione Chirurghi Ospedalieri italiani (Acoi) Pierluigi Marini. A pesare anche il blocco del turnover e problemi che rendono lo svolgere questa professione in Italia sempre meno attraente. "In dieci anni, ha detto Fabio Massimo Cataldo, vicepresidente del parlamento europeo, "sono espatriati diecimila medici, soprattutto in Gran Bretagna e Svizzera. E moltissimi di questi erano chirurghi. Non possiamo non interrogarci sulle cause del fenomeno". Tra queste anche un imbuto formativo che non consente a tutti i laureati in medicina in Italia di iscriversi poi alla scuola di specializzazione.
(ANSA) YQX-SAM 2019-01-21 19:40