"Una significativa deospedalizzazione, con un miglioramento dell'appropriatezza organizzativa e dell'efficienza nell'uso delle risorse ospedaliere". E' quanto risulta dal 'Rapporto sull'attività di ricovero ospedaliero' del ministero della Salute, pubblicato oggi sul sito, che analizza il flusso informativo delle schede di dimissioni ospedaliere (Sdo) 2017. La mobilità interregionale, ovvero la scelta del paziente di curarsi in una Regione diversa da quella in cui risiede, "si mantiene sostanzialmente costante", si legge nel documento. Nel 2016 gli accessi (giornate) di ricovero nelle strutture del Ssn sono state 60 milioni, nel 2017 sono scesi a 58 mln, con una variazione del 2%. "Dai dati delle Sdo si osserva una generale diminuzione del volume di attività erogata: il numero complessivo di dimissioni per acuti, riabilitazione e lungodegenza si riduce di circa il 2%; anche il corrispondente volume complessivo di giornate mostra una analoga riduzione di circa il 2%", evidenzia il report. Quanto al trend della remunerazione teorica delle prestazioni di ricovero ospedaliero a carico del Ssn, "si osserva una diminuzione della remunerazione totale di circa l'1,3% fra il 2016 ed il 2017". Attestandosi per il 2017 a un totale di 28,2 miliardi di euro. Il trend del tasso di ospedalizzazione, standardizzato per età e sesso, mostra un andamento decrescente, che interessa sostanzialmente l'attività per acuti, sia in regime ordinario che diurno, che passano, rispettivamente, da 115,8 e 48,8 per mille abitanti nel 2010 a 94 e 29 nel 2017. Il tasso di ospedalizzazione complessivo si riduce da 171,9 per mille abitanti nel 2010 a 129,4 nel 2017. Il rapporto evidenzia come nel 2017 "sia diminuito del 6,3% il rischio di inappropriatezza" dei ricoveri, passando da 2.314.129 unità a 2.167.274. Dunque, "per i 108 Drg Lea a rischio inappropriatezza si osserva una significativa deospedalizzazione, con un miglioramento dell'appropriatezza organizzativa e dell'efficienza nell'uso delle risorse ospedaliere". Per quanto riguarda le cure fuori regione si osserva che dal 2010 al 2017, la mobilità per acuti in regime ordinario passa da 7,4% a 8,3%, mentre in regime diurno passa da 7,4% a 9,3%, la mobilità per riabilitazione in regime ordinario passa da 14,7% a 16,4%, quella in regime diurno è pari al 9,2% nel 2010, tocca un massimo di 11,8% nel 2012 e si attesta al 9,8% nel 2017. Infine, la mobilità per lungodegenza è pari al 4,7% nel 2010 e, con piccole oscillazioni, si attesta al 5,2% nel 2017. Nel confronto fra Regioni, Puglia, Basilicata, Calabria si posizionano "nell'area in cui la minore degenza media non è dovuta ad alta efficienza organizzativa ma ad una casistica meno complessa". Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Abruzzo coniugano invece "alta efficienza" con una "casistica ad alta complessità e una degenza più breve dello standard"; mentre in Piemonte, Lombardia, Friuli V.G., Liguria, Marche, Molise la "degenza è ragionevolmente imputabile alla maggiore complessità e non ad inefficienza organizzativa". Infine, in Valle d'Aosta, Bolzano, Trento, Veneto, Lazio, Campania, Sicilia, Sardegna "la durata della degenza è più alta nonostante la complessità della casistica sia più bassa rispetto allo standard, ed è probabilmente riconducibile ad inefficienza organizzativa".