Notizie

Intervento del Presidente alla riunione Commissione Sanità Senato

Gentilissimi soci
Di seguito i contenuti dell’intervento del Presidente Marini on call con i componenti della Commissione Sanità Senato del 6 aprile 2020.
Gli operatori sanitari stanno pagando un prezzo altissimo nell'epidemia del Coronavirus. Non solo sovraccarico di lavoro e stress ma soprattutto l'alto numero di contagi (Più di 80 i medici deceduti e 25 gli infermieri per il COVID 19 in Italia oltre 11.000 gli operatori sanitari contagiati). Ma anche terribili costi psicologici. La maggior parte dei medici e degli operatori sanitari ha dovuto affrontare l'emergenza senza alcun tipo di assistenza, dovendo gestire in solitudine la responsabilità dei trattamenti e il dolore per la perdita dei pazienti con la paura costante di essere contagiati e contagiare anche i propri familiari.
Oltretutto si è addossata a singoli individui la responsabilità di scelte collettive. Medici ed infermieri sono lavoratori ad alto rischio che svolgono un lavoro essenziale per la tutela della salute e l'incolumità di tutti. Avrebbero dovuto essere messi nelle condizioni di lavorare nel miglior dei modi, innanzitutto con dotazioni di sicurezza necessarie per evitare il contagio ricevendo un supporto tecnologico, umano e psicologico.
E' preciso dovere delle Istituzioni, datori di lavoro, Regioni e Governo occuparsene. Occorreva ridurre il burn out dei medici e proteggerli dall'infezione, proporre protocolli aumentando i livelli di tutela e favorire i DPI in quantità e qualità adeguate. Invece sono apparsi riprovevoli sciacalleschi inviti di alcuni studi legali che si offrivano di difendere vittime di presunti episodi di malasanità legati ai contagi facendo causa ai medici.
I singoli Consigli dell'Ordine e le rappresentanze degli Avvocati a livello nazionale hanno censurato tali condotte e manifestato ogni solidarietà nei confronti degli operatori sanitari. I medici chiedevano di non dover rispondere di eventuali danni ai pazienti a loro non ascrivibili. Si è verificata però una deprecabile strumentalizzazione del problema. In sede di discussione al Senato sulla conversione del decreto legge 17 marzo 2020 n. 18 sono stati presentati alcuni emendamenti che con il pretesto di prendere a cuore le preoccupazione dei medici intendono prevedere una totale immunità per le strutture sanitarie, Stato, Regioni, Istituti, Agenzie, soggetti preposti alle scelte e alla gestione della crisi sanitaria in relazione ad eventi avversi occorsi durante la pandemia COVID19, precludendo qualsiasi risarcimento di danni agli stessi operatori sanitari e a terzi. Nessuno sarà mai responsabile di scelte errate, di omissioni, di danni al personale sanitario, ai pazienti, ai cittadini. Queste irragionevoli deresponsabilizzazioni in ogni settore dell'ordinamento accomunano le scandalose proposte di emendamento che eliminano ogni eventuale possibile responsabilita di chi ha operato scelte politiche, tecniche organizzative, gestionali, ivi incluse i vertici e gli amministratori delle strutture sanitarie. Insomma, tutti coloro che hanno avuto e hanno l'obbligo giuridico e tecnico di tutela, di assumere decisioni appropriate e applicare tempestivamente misure idonee nell'interesse della collettività per scongiurare contagi e danni.
I gravi e censurabili contenuti degli emendamenti non possono essere legittimati dall'eccezionalità della pandemia che impone semmai maggiore attenzione ai diritti dei medici e pazienti e un rafforzamento del sistema delle garanzie e tutele in favore dei sanitari colpiti dal virus, delle famiglie di quei medici che hanno sacrificato la loro vita ed i pazienti che eventualmente ne abbiano risentito. Gli emendamenti dovevano piuttosto prevedere misure d'indennizzo nei confronti di chi ha riportato conseguenze dannose (essendosi infettato) mentre si dedicava con abnegazione e spirito di sacrificio alla cura di coloro che erano affetti dal virus pur essendo allo stremo di risorse umane e strumentali. Anziche introdurre indennizzi e protocolli gli emendamenti tentano di prevedere inammissibili immunita e privilegi di classe e di categoria, esoneri da eventuali responsabilita civili, penali, contabili di chi opera scelte, gestisce ed organizza.
Diritti costituzionalmente garantiti a livello italiano, dalla Convenzione Europea e dalle Carte internazionali non possono essere soppressi. A ciò si aggiunga che gli “esoneri di responsabilità ” non possono che restare quelli contemplati nei nostri vigenti codici. Le cause che escludono l'antigiuridicità di una condotta sono tassativamente individuate dalla legge e già esistono.
L'apparente motivazione di evitare processi ai medici e ai sanitari per eventuali morti causate da ritardi nei soccorsi, mancanza di presìdi ed eventuali contagi (dovuti alle carenze di dotazioni protettive) non può fornire il pretesto per garantire aprioristicamente un totale esonero di responsabilità per lo Stato, per le Regioni, per politici, tecnici, amministratori e dirigenti di strutture. Le loro scelte, le loro azioni od omissioni sono comunque suscettibili di indagine e valutazione come lo sono quelle di qualsiasi cittadino in virtu del principio insopprimibile della uguaglianza di fronte alla legge (art. 3 Cost.).
Ben altro era l'intendimento di chi suggeriva di far ribadire che i medici, sprovvisti di dotazioni, non possono essere chiamati a rispondere di aver provocato eventuali contagi per la ricorrenza di cause di giustificazione che escludono l'antigiuridicità della loro condotta: aver agito in adempimento di dovere e in stato di necessità.
Com'è noto i medici sono pubblici ufficiali, non possono rifiutare cure e trattamenti in caso di emergenza perché risponderebbero anche penalmente (ad es. omissione di atti d'ufficio). La loro condotta è imposta. La loro condotta (altrimenti punibile), in presenza delle ricordate circostanze diviene lecita.
Val la pena rammentare che l'efficacia delle cause di giustificazione non è limitata al solo diritto penale, ma si estende a tutti i rami del diritto (civile e amministrativo). Per la cd efficacia universale il fatto diviene lecito in ogni settore del diritto. I medici sono già giustificati dalle previsioni vigenti nel nostro ordinamento e non hanno bisogno di emendamenti che di facciata devono sembrare a loro tutela e che in realtà servono ad impedire che loro, i loro familiari e qualunque cittadino si possa rivolgere all'autorità giudiziaria per chiedere sacrosanti risarcimenti dei danni.
Se mai ci fosse il bisogno e se mai si volesse ribadire la reale volontà di non penalizzare medici e sanitari che rischiano danni alla loro salute, curando i malati da Coronavirus pur non essendo muniti di protezioni idonee e che non sono certo responsabili di eventuali contagi, non potendosi esimere dall'adempimento del loro dovere, ancorchè deprivati di presìdi, sarebbe bastato affermare in un qualsiasi emendamento: “Le prestazioni e i trattamenti sanitari resi da medici e personale sanitario durante il periodo di emergenza della pandemia da Coronavirus si intendono rese nel legittimo adempimento del dovere e in stato di necessità”. Questo se ci fosse stato bisogno ma si ripete medici e sanitari hanno già delle cause di giustificazione previste nell'ordinamento vigente.
Si chiede pertanto che i pretestuosi testi che mal celano la volontà di creare immunità in danno dei medici e dei cittadini siano immediatamente ritirati in quanto destinati a esonerare aprioristicamente e arbitrariamente da responsabilità lo Stato, le Regioni, Agenzie, Istituzioni e Strutture sanitarie impedendo l'esercizio di un diritto costituzionalmente garantito all'art. 3 e riconosciuto a tutti i cittadini, ossia quello di agire in giudizio a tutela dei propri interessi.
Appare assolutamente deprecabile che invece di prevedere risarcimenti o indennizzi alle vittime ossia al personale sanitario, ai medici infetti, alle famiglie di medici morti e a pazienti si precostituiscano immunità inaccettabili in favore dei preposti alle decisioni e all'organizzazione e si tenti di sopprimere il diritto di agire in giudizio per danni.
Lo Stato deve prevedere indennizzi come in caso delle infezioni nosocomiali o dovrà risarcire i danni.
La fornitura di dispositivi di protezione individuale deve essere garantita ai medici e personale sanitario degli ospedali ed estesa ai medici di medicina generale. I medici e i sanitari hanno garantito alti livelli di cura a rischio delle loro vite, con spirito di sacrificio e grande senso di responsabilità che non tollera privilegi e negligenze da parte di chi è preposto a prendere decisioni e provvedere all'organizzazione. Quanto vale per lo Stato la vita di un medico che salva altre vite? Di ben altra portata devono essere gli emendamenti e quelli presentati vanno immediatamente ritirati.
Infine credo sia necessario e quindi chiedo che venga istituito un fondo di solidarietà per le famiglie dei colleghi deceduti per aver contratto l’infezione da Covid-19 nell'esercizio delle proprie funzioni.