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Lettera al ministro dal Presidente ACOI

La situazione emergenziale venutasi a creare con la pandemia da Sars-Cov-2 che stiamo vivendo, ha messo a dura prova il nostro SSN, sovvertito totalmente nelle sue priorità, con gravissime ripercussioni sull’approccio assistenziale per i pazienti Covid e non.
Da una Survey effettuata dall’ACOI risulta che dall’inizio dell’anno ad oggi sono stati cancellati più di 600 mila interventi chirurgici e di questi più di 50.000 di chirurgia oncologica.
Già nel mese di giugno avevamo calcolato che impegnandoci tutti insieme e lavorando ben oltre il 100 % del nostro tempo rispetto al pre-Covid, nonostante l’età media dei chirurghi italiani superi i 58 anni, sarebbero serviti più di tredici mesi per cercare di recuperare la maggior parte degli interventi soppressi a causa della pandemia
Ma il senso di responsabilità era sostenuto da due amare e tragiche considerazioni:

  1. il tumore è una malattia tempo dipendente e più tardi si inizia il corretto percorso diagnostico-terapeutico meno possibilità esistono di successo terapeutico.
  2. grazie alla laurea abilitante, la professione medica può essere esercitata da ogni laureato in medicina e chirurgia, mentre un intervento chirurgico deve essere eseguito da un chirurgo, dopo anni di studio e di totale ed intensa formazione in sala operatoria.
    Oggi invece continuiamo a vedere ambulatori chiusi, interi reparti di chirurgia serrati o riconvertiti in posti letto covid, nonché sale operatorie decimate per destinare i chirurghi in particolare nei PS e nelle aree Covid con totale inosservanza dei principi fondanti sulla tutela della salute previsti dall’art. 32 della nostra Costituzione e con l’impossibilità di poter recuperare i troppi interventi persi nei mesi scorsi.
    Continuiamo a operare in urgenza casi di tumori avanzati in molti casi divenuti inoperabili per i ritardi di diagnosi e trattamento nei tempi protocollari.
    In assenza di percorsi Covid protetti dedicati, i cittadini affetti da tumore ed altre malattie tempo dipendente stanno perdendo qualsiasi possibilità di trattamento adeguato, rischiando di morire per il Covid ma non di Covid, e temiamo che saranno proprio i Chirurghi impegnati in attività diverse dalla Chirurgia a correre il rischio di divenirne improvvisamente colpevoli e di dover rispondere di questo drammatico fenomeno.
    L’emergenza è gravissima e tutti ne siamo consapevoli, i Chirurghi Italiani hanno come sempre risposto presente accettando di esercitare linee di attività non proprie, come molta parte del personale sanitario. Ora però è necessario rimettere le cose al loro posto per poterci dedicare a tutti qui Pazienti affetti da patologie oncologiche e tempo dipendenti che non possono aspettare oltre nonostante le gravi difficoltà dei nostri ospedali legati alla Pandemia e i numerosi appelli che abbiamo inviato in tutte le forme a noi possibili.

Il Presidente Nazionale ACOI
Pierluigi Marini