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La Chirurgia in tempo di CoViD - Ostacoli da abbattere per riprendere la nostra attività

L’attuale pandemia ha lasciato una pesantissima impronta sulla attività chirurgica nel nostro Paese: interi reparti sono stati accorpati o riconvertiti per assistere il maggior numero di pazienti affetti da coronarovirus; sale operatorie, recovery room e terapie intensive post operatorie sono state convertite per garantire il trattamento intensivo dei pazienti Covid-19. In modo simile moltissimi operatori (anestesisti, chirurghi ed infermieri) sono stati precettati e destinati, chi più, chi meno opportunamente, alla cura dei pazienti Covid-19 ed è stato assunto temporaneamente personale medico ed infermieristico non adeguatamente formato.
ACOI ha attentamente sorvegliato la situazione, anche attraverso sondaggi tra i suoi associati, per comprendere e misurare l’impatto di questi cambiamenti sul territorio, con risultati sconcertanti: le conseguenze delle misure prese contro la pandemia hanno determinato una riduzione di circa l’80% dell’attività chirurgica elettiva ed in alcune realtà fino al 35% di quella in urgenza, salvaguardando solo quelli improcrastinabili sia in regime di urgenza che per patologie oncologiche.
Ma ritardare un intervento chirurgico, per certe patologie la cui evoluzione è strettamente legata al trascorrere del tempo, è fonte di gravi rischi: progressione della malattia oncologica, peggioramento della sintomatologia clinica, cioè aumento della “sofferenza” (globalmente intesa) del paziente, incremento della complessità dell’intervento, maggiore incidenza di complicanze, possibile compromissione del risultato chirurgico e allungamento delle degenze.
Tutti i chirurghi oggi raccontano di dover fronteggiare patologie in stato molto avanzato, come non si vedevano da tempo, e che se fossero state affrontate per tempo si sarebbero risolte con più facilità (o, peggio, si sarebbero potute risolvere!)
L’emergenza in realtà non ha fatto che accentuare criticità già esistenti nel nostro Servizio Sanitario Nazionale, prima vittima, in tempi non sospetti, di sprechi e disorganizzazioni, spesso legate ad una programmazione parcellare senza una visione lunga, d’insieme, finito poi sotto i duri colpi delle “spending review” portate dalla crisi economica degli ultimi anni.
La scarsa organizzazione nell’affrontare la (prevedibile) seconda fase della pandemia ha ulteriormente aggravato il quadro della rete assistenziale chirurgica.
ACOI vuole, regione per regione analizzare questa situazione e aprire un dibattito con i referenti istituzionali per avviare un progetto di riorganizzazione condiviso che permetta alla Chirurgia di ripartire, per il bene dei Pazienti, e per questo ha organizzato una serie di webinar che si svolgono, regione per regione, con i protagonisti locali del mondo ospedaliero e del governo della sanità. L'evento si è già svolto in Piemonte/Val d'Aosta, nel Veneto, in Sardegna e in Umbria. E questo venerdì tocca al Trentino Alto Adige. Puoi iscriverti direttamente sul web, al link indicato di seguito